venerdì 12 dicembre 2014

La Provvidenza di Restaurazione nella Famiglia di Noè

La Provvidenza di Restaurazione nella Famiglia di Noè
Caino uccise Abele, impedendo così che la provvidenza di restaurazione si compisse nella famiglia di Adamo. Nonostante ciò, Dio ha predestinato assolutamente la realizzazione dello scopo della creazione e la Sua Volontà rimane immutabile. Perciò, sulla fondazione del cuore leale che Abele aveva dimostrato nei confronti del Cielo, Dio scelse Set al suo posto (Gn. 4:25). Fra i discendenti di Set, Dio scelse la famiglia di Noè, in sostituzione della famiglia di Adamo, e cominciò un nuovo capitolo della Sua provvidenza. È scritto che Dio giudicò il mondo col diluvio:
E Dio disse a Noè: Nei miei decreti la fine di ogni carne è giunta; poiché la terra, per opera degli uomini, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò, insieme con la terra - Gn. 6:13
Questo ci dimostra come il tempo di Noè fosse quello degli Ultimi Giorni. Dopo il giudizio del diluvio, Dio intendeva realizzare lo scopo della creazione, mandando il Messia sulla fondazione posta dalla famiglia di Noè. Per questa ragione, la famiglia di Noè era responsabile di realizzare la condizione d'indennizzo per restaurare la fondazione di fede e poi la condizione d'indennizzo per restaurare la fondazione di sostanza. Essi dovevano restaurare tramite indennizzo la fondazione per il Messia, che la famiglia di Adamo non era riuscita a stabilire.
La Fondazione di Fede
La Figura Centrale per la Fondazione di Fede
Nella provvidenza di restaurazione tramite la famiglia di Noè, la figura centrale per restaurare la fondazione di fede era Noè stesso. Dio chiamò Noè dieci generazioni, ovvero 1600 anni biblici, dopo Adamo, con lo scopo di realizzare la stessa Sua Volontà, che avrebbe voluto realizzare con Adamo. Perciò Dio diede la Sua benedizione a Noè: "Voi dunque crescete e moltiplicate" (Gn. 9:7), proprio come in precedenza aveva dato le tre grandi benedizioni ad Adamo (Gn. 1:28). In questo senso, Noè fu il secondo antenato dell'umanità.
Noè fu chiamato quando "la terra era ripiena di violenza" (Gn. 6:11) e, sopportando ogni genere di derisione e scherno, lavorò per 120 anni a costruire l'arca su una montagna, in assoluta obbedienza alle istruzioni di Dio. Sulla base di questa condizione di fede, Dio poté portare il giudizio del diluvio, centrato sulla famiglia di Noè. In questo senso, Noè fu il primo padre della fede. Sebbene il padre della fede venga comunemente considerato Abramo, in effetti questo onore dovrebbe spettare a Noè. Come vedremo, l'atto peccaminoso di suo figlio Cam fu la causa del passaggio della missione di padre della fede da Noè ad Abramo.
Abbiamo già spiegato perché Adamo, anche se avrebbe dovuto essere la figura centrale per restaurare la fondazione di fede, non poté offrire il sacrificio. La situazione di Noè era diversa. Noè fu chiamato da Dio sulla fondazione del cuore leale e fedele con cui Abele aveva fatto un'offerta simbolica accettabile. Dal punto di vista genealogico, Noè discendeva da Set, che era stato scelto per sostituire Abele. Inoltre, Noè era un uomo giusto agli occhi di Dio (Gn. 6:9). Per questi motivi, Noè era qualificato per fare l'offerta simbolica a Dio, costruendo l'arca.
L'oggetto per la Condizione nel Restaurare la Fondazione di Fede
L'arca era l'oggetto per la condizione, e con essa Noè doveva restaurare la fondazione di fede. L'arca aveva un grande significato simbolico. Prima di potersi stabilire nella posizione di Adamo come secondo antenato, Noè doveva fare una condizione d'indennizzo per la restaurazione del cosmo, che era stato preso da Satana con la Caduta di Adamo. Perciò, l'oggetto della condizione, che Noè doveva offrire in maniera accettabile, doveva rappresentare il nuovo cosmo. Egli offrì l'arca come questo oggetto.
L'arca fu costruita con tre ponti, che simboleggiavano il cosmo, creato attraverso i tre stadi del periodo di crescita. Gli otto membri della famiglia di Noè che entrarono nell'arca rappresentavano gli otto membri della famiglia di Adamo, invasa da Satana, che doveva essere restaurata tramite indennizzo. L'arca simboleggiava il cosmo, Noè, il padrone dell'arca, simboleggiava Dio, i membri della sua famiglia l'umanità e gli animali trasportati nell'arca tutta la natura.
Quando l'arca fu completata, Dio giudicò il mondo con i quaranta giorni di diluvio. Quale fu lo scopo del diluvio? Secondo il Principio di Creazione, l'uomo fu creato per servire un solo padrone. Poiché l'umanità, completamente corrotta e depravata, era sotto la schiavitù di Satana, Dio, per mantenere relazioni con gli uomini, avrebbe dovuto assumere la posizione di un secondo padrone e andare contro il Principio. Perciò, Dio mandò il giudizio del diluvio ed eliminò l'umanità caduta, per stabilire una famiglia che avesse rapporti soltanto con Lui.
Perché Dio scelse per il diluvio un periodo di quaranta giorni? Il significato del periodo di quaranta giorni dev'essere compreso sulla base del significato dei numeri quattro e dieci. Il numero dieci significa unità. Quando Dio chiamò Noè per restaurare tramite indennizzo la Sua Volontà, che non aveva potuto realizzare attraverso Adamo, erano passate dieci generazioni. Realizzando un periodo d'indennizzo che conteneva il numero dieci, Dio intendeva ricondurre la provvidenza nel contesto della Sua Volontà. Inoltre, poiché la restaurazione ha lo scopo di completare la base delle quattro posizioni, Dio lavorò per stabilire ciascuna di queste dieci generazioni, fissando un periodo d'indennizzo per restaurare il numero quattro. In totale, il periodo da Adamo a Noè fu un periodo d'indennizzo per restaurare il numero quaranta. Tuttavia, a causa della depravazione delle persone di quei tempi, questo periodo d'indennizzo basato sul numero quaranta fu contaminato da Satana. Con la provvidenza dell'arca di Noè, Dio tentò nuovamente di completare la base delle quattro posizioni. Perciò, Dio stabilì il periodo del giudizio del diluvio in quaranta giorni, come periodo d'indennizzo per restaurare il numero quaranta, che Satana aveva contaminato invadendo il periodo precedente. Dio intendeva restaurare la fondazione di fede realizzando questo periodo matematico d'indennizzo.
Il numero quaranta divenne perciò caratteristico della provvidenza per la separazione di Satana, necessaria per restaurare la fondazione di fede. Ci sono molti esempi: i quaranta giorni del diluvio; i 400 anni da Noè ad Abramo; i 400 anni di schiavitù degli Israeliti in Egitto; i due periodi di quaranta giorni di digiuno di Mosè; i quaranta giorni di spionaggio in Canaan; i quaranta giorni di vagabondaggio degli Israeliti nel deserto; i quarant'anni di regno di Saul, Davide e Salomone; il digiuno di quaranta giorni d'Elia; la profezia di Giona che Ninive sarebbe stata distrutta in quaranta giorni; i quaranta giorni di digiuno e preghiera di Gesù nel deserto e il periodo di quaranta giorni dalla resurrezione all'ascensione di Gesù.
Nella Bibbia è scritto che, alla fine dei quaranta giorni di pioggia, Noè mandò fuori dall'arca un corvo e una colomba (Gn. 8:6-7). Questo episodio voleva indicare il corso delle future situazioni provvidenziali. Infatti è scritto:
Poiché il Signore, l'Eterno, non fa nulla senza rivelare il Suo segreto ai Suoi servi, i profeti - Amos 3:7
Costruendo l'arca e superando i quaranta giorni del giudizio del diluvio, Noè realizzò una condizione d'indennizzo per la restaurazione del cosmo. Il diluvio corrisponde al periodo di caos prima della creazione dell'universo quando "lo spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque" (Gn. 1:2). Perciò, il lavoro che Dio fece con l'arca alla fine dei quaranta giorni di diluvio, simboleggiò l'intero corso della storia fin dalla creazione del cielo e della terra.
Cosa voleva indicare il fatto che Noè mandò fuori dell'arca il corvo, e quello volò in circolo, in cerca di un posto dove posarsi, fino al deflusso delle acque? Significava che Satana avrebbe cercato una condizione per invadere la famiglia di Noè, proprio come l'arcangelo aveva cercato di prendere l'amore di Eva subito dopo la creazione dell'uomo, e Satana aveva spiato alla porta, aspettando l'occasione per invadere le offerte di Caino e Abele (Gn. 4:7).
Cosa voleva indicare il fatto che Noè mandò fuori la colomba tre volte? Anche se nella Bibbia è scritto che Noè mandò fuori la colomba per vedere se le acque si fossero ritirate, quello non fu il solo scopo. Sicuramente Noè avrebbe potuto guardare fuori dell'apertura, da cui aveva fatto uscire la colomba, per verificare la situazione personalmente. L'invio della colomba aveva un significato più profondo, legato alla misteriosa Volontà di Dio. Sette giorni dopo che Noè, per ordine di Dio, aveva annunciato il giudizio, il diluvio cominciò (Gn. 7:10). Quaranta giorni dopo, la colomba fu mandata fuori per la prima volta, ma, dopo aver volato intorno, ritornò all'arca perché non aveva trovato un posto dove posarsi, e Noè la fece rientrare (Gn. 8:9). Quando fu mandata fuori la prima volta, la colomba rappresentava il primo Adamo. Dio aveva creato Adamo con la speranza che l'ideale di creazione, che aveva accarezzato fin dall'inizio dei tempi, si sarebbe realizzato in Adamo, come perfetta incarnazione dell'ideale divino in terra. A causa della Caduta di Adamo, tuttavia, Dio non poté realizzare il Suo ideale attraverso di lui e dovette perciò momentaneamente rinunciarvi, rimandandone la realizzazione a un tempo successivo.
Sette giorni più tardi, Noè mandò fuori la colomba per la seconda volta. Le acque non si erano ancora ritirate e la colomba tornò sull'arca: questa volta aveva nel becco un ramoscello d'ulivo, a dimostrare che la volta successiva avrebbe trovato un posto dove posarsi (Gn. 8:10-11). La colomba inviata per la seconda volta rappresentava Gesù, il secondo Adamo; con la sua venuta, Dio avrebbe provato per la seconda volta a realizzare la perfetta incarnazione del Suo ideale sulla terra. Quei versi biblici volevano indicare che Gesù non avrebbe avuto "dove posare il capo" (Lc. 9:58) - e perciò non sarebbe stato in grado di realizzare completamente la Volontà di Dio sulla terra - se, alla sua venuta, il popolo scelto non avesse creduto in lui. In una simile situazione, Gesù avrebbe dovuto morire sulla croce e ritornare a Dio, lasciando all'umanità la promessa del Secondo Avvento. La colomba aveva dovuto ritornare sull'arca perché le acque non s'erano ancora ritirate, ma Gesù, se qualcuno degli Ebrei l'avesse fedelmente seguito, avrebbe potuto trovare in mezzo a loro un posto sicuro per fermarsi, non sarebbe stato crocifisso, e avrebbe potuto costruire il Regno dei Cieli in terra.
Passati altri sette giorni, Noè mandò fuori la colomba per la terza volta. Stavolta la colomba non ritornò sull'arca perché la terra era asciutta (Gn. 8:12). La terza uscita della colomba simboleggia Cristo al Secondo Avvento, che deve venire come terzo Adamo. Ciò indica che Cristo, al suo ritorno, sarà sicuramente in grado di realizzare e stabilire definitivamente sulla terra l'ideale di creazione di Dio. Poiché la colomba non ritornò, Noè, sceso finalmente dall'arca, camminò sulla terra purificata dal peccato e rinnovata. Ciò indica che quando l'ideale di creazione sarà realizzato sulla terra ad opera del terzo Adamo, la nuova Gerusalemme discenderà dal Cielo e la dimora di Dio sarà con gli uomini (Ap. 21:1-3).
La profezia di questa storia va interpretata alla luce del principio spiegato prima: se la persona responsabile della provvidenza di restaurazione di Dio fallisce nella sua responsabilità, la provvidenza stessa deve essere prolungata.6 A causa della mancanza di fede e del fallimento di Adamo nella sua responsabilità, Gesù dovette venire come secondo Adamo. Se poi il popolo ebreo non avesse creduto in Gesù, e così non avesse completato la propria responsabilità, sicuramente Cristo avrebbe dovuto ritornare come terzo Adamo. Proprio come la creazione del cielo e della terra richiese un periodo di sette giorni, gli intervalli di sette giorni tra le uscite della colomba ci indicano che la restaurazione del cielo e della terra richiede determinati periodi di tempo provvidenziali.
La Fondazione di Sostanza
Noè restaurò vittoriosamente tramite indennizzo la fondazione di fede, realizzando la provvidenza dell'arca e facendo così un'offerta simbolica accettabile a Dio. In questo modo, Noè realizzò sia la condizione d'indennizzo per la restaurazione delle cose, sia la condizione d'indennizzo per la restaurazione simbolica dell'uomo. Su questa fondazione Sem e Cam, i figli di Noè, avrebbero dovuto porsi rispettivamente nelle posizioni di Caino e Abele, realizzare la condizione d'indennizzo per rimuovere la natura caduta, completando vittoriosamente l'offerta sostanziale, e porre così la fondazione di sostanza.
Perché la famiglia di Noè potesse fare un'accettabile offerta sostanziale, Cam, il secondo figlio di Noè, doveva restaurare la posizione di Abele, il secondo figlio di Adamo. Cam doveva diventare la figura centrale dell'offerta sostanziale, così come Abele era stato la figura centrale dell'offerta sostanziale della sua famiglia. Nella famiglia di Adamo, Abele aveva completato vittoriosamente l'offerta simbolica, al posto di Adamo, per restaurare tramite indennizzo la fondazione di fede e qualificarsi come figura centrale dell'offerta sostanziale. Nel caso della famiglia di Noè, l'offerta simbolica era stata fatta da Noè e non da Cam. Perciò, per stabilirsi nella posizione di Abele, come la persona vittoriosa nell'offerta simbolica, Cam doveva unirsi inseparabilmente al cuore di suo padre Noè. Esaminiamo come Dio ha lavorato per aiutare Cam a unirsi col cuore a Noè.
La Bibbia racconta che Cam, quando vide suo padre giacere nudo nella tenda, si vergognò di lui e si scandalizzò. Cam suscitò lo stesso sentimento nei suoi fratelli Sem e Jafet che, influenzati dalla vergogna di Cam, camminando all'indietro e voltando la faccia per non guardare, ricoprirono il corpo del padre con un mantello. Questo atto costituì un peccato così grave che Noè deplorò Cam e ne maledisse il figlio, dicendo che sarebbe stato schiavo dei suoi fratelli (Gn. 9:20-25).
Perché Dio condusse questa provvidenza? Perché fu un peccato così grave vergognarsi della nudità? Per rispondere a queste domande, cerchiamo di capire prima cos'è un peccato.7 Satana non può manifestare il suo potere - incluso quello di esistere e agire - se non dispone di un oggetto con cui stabilire una base comune e iniziare una relazione reciproca di dare e ricevere. Ogni volta che un uomo fa una condizione che consente a Satana d'invaderlo, significa che s'è lasciato prendere come suo oggetto, dandogli così la forza per agire. Questo è il peccato.
Esaminiamo poi perché Dio mise alla prova Cam facendogli vedere il padre nudo. Abbiamo già visto che l'arca rappresentava il cosmo e gli eventi immediatamente successivi alla provvidenza dell'arca rappresentavano gli eventi immediatamente successivi alla creazione del cosmo. Perciò, la posizione di Noè subito dopo il diluvio era analoga a quella di Adamo dopo la creazione del cielo e della terra. Prima della Caduta, Adamo ed Eva erano vicini affettivamente e innocentemente aperti tra loro e con Dio; così, sta scritto, non si vergognavano della loro nudità (Gn. 2:25). Invece, dopo la Caduta, provarono vergogna di essere nudi, si coprirono le parti basse con foglie di fico e si nascosero fra gli alberi del giardino, impauriti che Dio potesse vederli (Gn. 3:7-8). La vergogna era indice della loro realtà interiore: avevano formato un legame di sangue con Satana, commettendo peccato con le loro parti sessuali. Coprendo le parti sessuali e nascondendosi, Adamo ed Eva manifestarono la consapevolezza della loro colpa, che li rendeva vergognosi di presentarsi a Dio.
Noè, che attraverso il giudizio dei quaranta giorni del diluvio aveva reciso i suoi legami con Satana, avrebbe dovuto stabilirsi nella stessa posizione di Adamo subito dopo la creazione dell'universo. Dio si aspettava che i membri della famiglia di Noè reagissero alla nudità del padre senza provare vergogna né pensare a coprirne il corpo. Dio voleva sperimentare la stessa gioia che aveva provato guardando Adamo ed Eva nella loro innocenza, prima della Caduta, compiacendosi dell'innocenza della famiglia di Noè. Per realizzare tale profondo desiderio, Dio permise a Noè di addormentarsi nudo. Se Cam fosse stato unito al cuore di Noè, guardandolo con lo stesso sentimento e dallo stesso punto di vista di Dio, non avrebbe provato vergogna nel vedere il corpo nudo del padre e avrebbe realizzato la condizione d'indennizzo per restaurare nella famiglia di Noè lo stato d'innocenza di Adamo ed Eva prima della Caduta.
Possiamo così capire che i figli di Noè, vergognandosi della nudità del padre e coprendone il corpo, riconobbero di aver formato, come la famiglia di Adamo dopo la Caduta, una vergognosa parentela con Satana e di essere perciò indegni di presentarsi a Dio. Satana, come il corvo che aveva volteggiato sulle acque, aveva cercato una condizione per invadere la famiglia di Noè. Satana attaccò quella famiglia prendendo come suoi oggetti i figli di Noè, che riconobbero di appartenere alla sua discendenza.
Quando Cam si vergognò della nudità di suo padre e lo coprì, pose una condizione per l'invasione di Satana: il suo sentimento e il suo comportamento costituirono peccato. Di conseguenza, Cam non poté restaurare tramite indennizzo la posizione di Abele, dalla quale avrebbe dovuto fare l'offerta sostanziale, né poté stabilire la fondazione di sostanza, e la provvidenza di restaurazione nella famiglia di Noè finì in fallimento.
È sempre peccato guardare la nudità con un senso di vergogna? No. Quello di Noè fu un caso speciale. Noè, nella posizione di Adamo, aveva la missione di rimuovere tutte le condizioni che avevano reso Adamo vulnerabile all'attacco satanico. La famiglia di Noè, dimostrando di non provare vergogna per il padre nudo e di non avvertire la necessità di coprirlo, avrebbe realizzato la condizione d'indennizzo per restaurare la posizione in cui la famiglia di Adamo, nella sua innocenza originale, si era trovata prima di unirsi in una parentela di sangue con Satana. Perciò, la realizzazione di questa condizione d'indennizzo era richiesta solo alla famiglia di Noè.
Insegnamenti tratti dalla Famiglia di Noè
È difficile capire come Noè sia riuscito a perseverare nella costruzione dell'arca sulla montagna per 120 lunghi anni, sopportando per tutto quel tempo critiche e derisioni. Cam sapeva bene che la sua famiglia si era salvata grazie alle fatiche di suo padre e, considerando questo, avrebbe dovuto avere abbastanza rispetto per suo padre, da superare il suo sentimento personale di scandalo e avere maggiore comprensione di fronte alla sua nudità. Ma Cam, invece di aver fiducia in Noè, che era stato giustificato dal Cielo, lo criticò, lo giudicò da una prospettiva egocentrica e dimostrò nei fatti la sua disapprovazione. La sua mancanza di rispetto frustrò il lungo lavoro che Dio aveva svolto per realizzare la Sua provvidenza attraverso la famiglia di Noè. Anche noi abbiamo bisogno di umiltà, obbedienza e pazienza per percorrere la strada verso il Cielo.
Inoltre, la provvidenza nella famiglia di Noè c'insegna qualcosa sulla predestinazione condizionale, da parte di Dio, della realizzazione della Sua Volontà e sul Suo assoluto rispetto per la parte di responsabilità dell'uomo. Dio trovò la famiglia di Noè dopo 1600 anni di preparazione, guidò Noè per 120 anni durante la costruzione dell'arca e stabilì la sua famiglia al prezzo di sacrificare nel diluvio tutto il resto dell'umanità. Tuttavia, anche se quella famiglia era il centro della provvidenza di restaurazione di Dio, quando Cam commise il suo errore apparentemente piccolo e consentì a Satana di contaminarla, l'intera Volontà di Dio centrata sulla famiglia di Noè finì nel nulla.
Infine, la provvidenza nella famiglia di Noè ci offre degli insegnamenti sulla predestinazione condizionale di Dio per l'uomo. Nonostante Dio avesse lottato strenuamente, per tanto tempo, per trovare Noè e stabilirlo come padre della fede, quando la sua famiglia non seppe realizzare la propria responsabilità, Dio, sebbene a malincuore, non esitò ad abbandonare Noè per scegliere al suo posto Abramo.

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