Il Messia Il suo Avvento e
lo scopo della sua Seconda Venuta
La parola Messia significa
nella lingua ebraica l'unto e si riferisce a un re. Il popolo scelto d'Israele
credeva nella Parola di Dio, rivelata dai profeti, e quindi credeva nella
promessa che Dio avrebbe mandato un re e salvatore. Questa era la loro
aspettativa messianica. Dio mandò il Messia nella persona di Gesù Cristo.
Cristo è la parola greca corrispondente a Messia.
Il Messia viene a realizzare
lo scopo del lavoro di salvezza di Dio. L'uomo ha bisogno della salvezza a
causa della Caduta. Perciò, prima di poter comprendere il significato della
salvezza, dobbiamo chiarire il problema della Caduta. Inoltre, poiché la Caduta
impedì il compimento dello scopo di creazione di Dio, prima di poter chiarire
il significato della Caduta, dobbiamo comprendere lo scopo della creazione.
Lo scopo di creazione di Dio
doveva compiersi con la realizzazione del Regno dei Cieli in terra. Tuttavia, a
causa della Caduta, abbiamo costruito, al posto del Regno di Dio, l'inferno in
terra. Dalla Caduta dell'uomo in poi, Dio ha ripetutamente condotto la Sua
provvidenza per restaurare il Regno. La storia umana, che è la storia della
provvidenza di restaurazione, ha come suo scopo precipuo la realizzazione del
Regno dei Cieli in terra.
Sezione 1
La Salvezza tramite la Croce
Lo Scopo della Venuta di
Gesù come Messia
Gesù venne come Messia per
portare la salvezza completa dell'umanità, e realizzare la meta della
provvidenza di restaurazione, stabilendo il Regno dei Cieli. Possiamo desumerlo
dall'insegnamento di Gesù stesso ai suoi discepoli:
“Voi dunque siate perfetti, com'è perfetto il Padre vostro celeste” - Mt. 5:48
Secondo il Principio di
Creazione, un uomo che ha realizzato lo scopo della creazione non commette
peccato, perché è completamente in armonia con Dio ed ha una natura divina. Dal
punto di vista dello scopo della creazione, un tale uomo è perfetto come il
Padre Celeste. Gesù diede ai suoi discepoli questo insegnamento, con la
speranza che potessero essere restaurati al livello di uomini che hanno
realizzato lo scopo della creazione e divenire cittadini del Regno. Inoltre,
Gesù insegnò a pregare che la Volontà di Dio si compia in terra come in cielo,
perché era venuto a trasformare gli uomini caduti in cittadini del Regno di Dio
e costruire il Regno in terra. Gesù inoltre raccomandò:
"Ravvedetevi, perché il regno de' cieli è vicino” - Mt. 4:17
Per lo stesso motivo, anche
Giovani Battista, che era venuto a preparare la via del Signore, annunciò
l'imminente arrivo del Regno (Mt. 3:2).
A cosa assomiglieranno gli
uomini, una volta che saranno restaurati al livello di aver realizzato lo scopo
della creazione e diventeranno perfetti come il Padre Celeste? Quegli uomini
saranno in piena sintonia con Dio e sperimenteranno il Suo Cuore dentro di
loro; avranno una natura divina e vivranno con Dio, inseparabili da Lui.
Inoltre, non avranno il peccato originale, e perciò non avranno necessità della
redenzione o del salvatore, né di pregare ardentemente o praticare la fede,
come invece deve fare l'uomo caduto che cerca Dio. Infine, i figli che
nasceranno da genitori privi del peccato originale saranno naturalmente buoni e
senza peccato e, anche loro, non avranno bisogno di un salvatore per la
redenzione dei peccati.
La salvezza fu completata
tramite la croce?
La crocefissione di Gesù,
che ci ha portato la redenzione dal peccato, ha realizzato lo scopo della
provvidenza di restaurazione? Nel caso affermativo, dovremmo supporre che i
seguaci di Gesù abbiano restaurato la loro natura originale e costruito il
Regno dei Cieli in terra. Tuttavia, in tutta la storia del Cristianesimo mai
nessuno, per quanto devoto, ha vissuto in inseparabile unità con Dio. Nessuno
ha mai sperimentato tutta l'intensità del Cuore di Dio né ha mai avuto una
natura divina. Non c'è mai stato un solo credente che non abbia avuto bisogno
della redenzione e non abbia dovuto condurre una vita di ardente preghiera e
devozione. Anche San Paolo, un grande uomo di Dio, ha dovuto attenersi a una
vita di fede e accorata preghiera (Rm. 7:18-25). Inoltre, nessun genitore
cristiano, per quanto devoto, ha mai dato nascita a un figlio senza peccato
originale, capace di entrare nel Regno di Dio senza ricevere dal Salvatore la
grazia della redenzione. I genitori cristiani continuano a trasmettere ai figli
il peccato originale.
Questa cruda analisi della
vita cristiana ci fa comprendere che la grazia della redenzione tramite la
croce non ha sradicato completamente il nostro peccato originale né ha
restaurato la nostra natura originale fino alla perfezione. Gesù, sapendo che
la redenzione tramite la croce non avrebbe realizzato pienamente lo scopo per
il quale era venuto, promise che sarebbe tornato. Comprendendo come la Volontà
di Dio di restaurare il Regno dei Cieli in terra sia assoluta e immutabile,
Gesù confidò che sarebbe ritornato e avrebbe realizzato completamente la
Volontà di Dio.
Il sacrificio di Gesù sulla
croce fu inutile? Naturalmente no (Gv. 3:16). Se così fosse, il Cristianesimo
non avrebbe avuto la sua illustre storia. Inoltre, risulta chiaro dalle nostre
esperienze di fede personali quanto sia grande la grazia della redenzione
tramite la croce. È vero che la croce ha redento i nostri peccati; ma è
altrettanto vero che la croce non ci ha interamente liberati dal peccato
originale, non ci ha restaurati allo stato non caduto della perfezione della
natura originale, in cui non potremo mai più commettere peccato, e non ci ha
posto in condizioni di stabilire il Regno dei Cieli in terra.
Quale può essere una
corretta valutazione della portata della salvezza tramite la croce? Senza una
risposta a questa domanda, l'uomo moderno ha difficoltà a indirizzare
adeguatamente la propria fede. Per prima cosa, comunque, dobbiamo riparlare
della morte di Gesù sulla croce.
La Morte di Gesù sulla Croce
La morte di Gesù sulla croce
fu la più ambita realizzazione della Volontà di Dio? Esaminiamo innanzi tutto
le parole e il comportamento dei discepoli, quali vengono ricordati nella
Bibbia. Alla morte di Gesù, c'era un unanime sentimento di cordoglio e d'indignazione,
evidente tra tutti i discepoli. Stefano, ad esempio, era indignato per
l'ignoranza e la mancanza di fede dei capi ebrei, e ne condannò il
comportamento, definendoli traditori e uccisori (At. 7:51:53).
D'allora in poi, i Cristiani
hanno comunemente nutrito gli stessi sentimenti dei discepoli del tempo di
Gesù. Se la morte di Gesù fosse stata l'esito predestinato della realizzazione
della Volontà di Dio, sarebbe stato naturale che i discepoli ne piangessero la
morte, ma non che provassero tanto risentimento, e fossero così adirati verso i
capi ebrei che ne erano stati i fautori. Dall'asprezza della loro reazione
possiamo capire quanto ingiusta e assurda fu la morte di Gesù.
Esaminiamo poi, dal punto di
vista della provvidenza di Dio, se la crocefissione di Gesù fosse la Volontà
predestinata di Dio, e come tale fosse inevitabile. Dio moltiplicò i
discendenti di Abramo per farne il popolo scelto d'Israele, li protesse, li
educò, li punì, a volte, con tribolazioni e prove, e mandò i profeti a
confortarli con la promessa che immancabilmente, un giorno, avrebbe mandato il
Messia. Dio preparò gli Ebrei a ricevere il Messia, facendo loro costruire il
Tabernacolo e il Tempio. Alla nascita di Gesù, Dio ne proclamò l'avvento e
mandò i tre Magi dall'Est, come pure Simone, Anna, Giovanni Battista e altri
ancora, a dare ampia testimonianza. Per quanto riguarda in particolare Giovanni
Battista, molti sapevano che un angelo era apparso a testimoniare del suo
concepimento (Lc. 1:13), i miracoli che accompagnarono la sua nascita avevano
messo in subbuglio tutta la Giudea (Lc. 1:63-66) e, inoltre, la vita ascetica
di Giovanni nel deserto era così impressionante che molti si domandavano in
cuor loro se magari Giovanni non fosse il Cristo (Lc. 3:15). Nel mandare un
grande personaggio come Giovanni Battista, perché portasse testimonianza a Gesù
come Messia, Dio si proponeva d'incoraggiare gli Ebrei a credere in Gesù. Gli
Ebrei di quel tempo, educati a osservare la Volontà di Dio, avrebbero dovuto
credere, secondo la stessa Volontà di Dio, che Gesù era il Messia. Se avessero
creduto in lui, come Dio desiderava, sarebbero stati lontanamente sfiorati dal
pensiero di metterlo in croce e, in ogni caso, avrebbero permesso che alcunché
di spiacevole accadesse al Messia, che avevano aspettato tanto a lungo e
ansiosamente? Al contrario, gli Ebrei vollero vedere Gesù crocefisso perché si
misero contro la Volontà di Dio e non credettero che egli fosse il Messia.
Dobbiamo comprendere, perciò, che Gesù non venne per morire sulla croce.
Esaminiamo poi le parole e
il comportamento di Gesù stesso, per appurare se la crocefissione fosse
effettivamente il modo più adatto per realizzare completamente la sua missione
di Messia. Le parole e il comportamento di Gesù erano intesi a far sì che gli
Ebrei credessero in lui come Messia. Ad esempio, quando gli chiesero cosa
dovessero fare per compiere l'opera di Dio, Gesù rispose:
“Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che Egli ha mandato” - Gv. 6:29
Un giorno, angustiato per la
mancanza di fede dei Farisei, non avendo nessuno a cui aprire il cuore, Gesù,
nel guardare rattristato la città di Gerusalemme, pianse e commiserò il destino
degli Ebrei, che Dio aveva guidato tanto faticosamente e amorevolmente per 2000
anni. Gesù profetizzò che la città avrebbe subito una tale devastazione, che
non sarebbe rimasta neppure una pietra sopra l'altra, e denunciò chiaramente
l'ignoranza del popolo ebreo, dicendo:
“Tu non hai conosciuto il tempo nel quale sei stata visitata” - Lc. 19:44
In un'altra occasione, Gesù
commiserò la testardaggine e la mancanza di fede della gente di Gerusalemme,
dicendo:
“Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figliuoli, come la gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!” - Mt. 23:37
Gesù rimproverò il popolo
che rifiutava di credere in lui, pur avendo dimestichezza con le Scritture che
testimoniavano di lui:
“Voi investigate le scritture, perché pensate aver per mezzo d'esse vita eterna, ed esse son quelle che rendon testimonianza di me; eppure non volete venire a me per aver la vita!” - Gv. 5:39-40
“Io son venuto nel nome del
Padre mio, e voi non mi ricevete ... se credeste a Mosè, credereste anche a me;
poiché egli ha scritto di me” - Gv. 5:43-46
Quanti miracoli e segni
compì Gesù, nello sforzo disperato di scuotere il popolo dalla mancanza di
fede! Tuttavia, pur essendo testimoni delle opere meravigliose di Gesù, i capi
religiosi lo schernirono dicendo che era posseduto da Beelzebub (Mt. 12:24).
Nel mezzo di tale disgraziata situazione, Gesù esclamò:
“Anche se non credete a me, credete alle opere, affinché sappiate e riconosciate che il Padre è in me e che io sono nel Padre” - Gv. 10:38
Poi, affrontando i suoi
oppositori, Gesù ne denunciò senza mezzi termini l'ipocrisia (Mt. 23:13-36).
Con le sue parole e il suo comportamento, Gesù cercò di portare gli Ebrei a
credere in lui, perché quella era la Volontà di Dio. Se il popolo avesse
seguito la Volontà di Dio e creduto in Gesù come Messia, chi avrebbe osato
mandarlo sulla croce?
Da tutte le prove che
abbiamo esaminato, possiamo dedurre che la morte di Gesù sulla croce fu
l'infelice risultato dell'ignoranza e della mancanza di fede del popolo del suo
tempo, e non il passaggio necessario per la realizzazione completa della sua
missione di Messia. Questo è ben illustrato dalle ultime parole di Gesù sulla
croce:
“Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” - Lc. 23:34
Se Dio ne avesse
originalmente predestinato la morte sulla croce, Gesù sarebbe stato preparato a
completare il corso richiestogli. Perché allora avrebbe pregato tre volte:
“Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi” - Mt. 26:39
In realtà, Gesù offrì quella
disperata preghiera perché sapeva bene che la sua morte avrebbe cancellato la
speranza di realizzare il Regno dei Cieli in terra, e avrebbe tragicamente
deluso Dio, che aveva lavorato con tanta fatica, durante il lunghissimo periodo
che era seguito alla Caduta, per far avverare quella speranza. Inoltre, Gesù
sapeva che le sofferenze dell'umanità sarebbero continuate senza tregua, fino
al tempo del Secondo Avvento. Gesù disse:
“E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figliuol dell'uomo sia innalzato” - Gv. 3:14
Quando gl'Israeliti persero
la fede in Mosè, lungo la strada verso Canaan, apparvero dei serpenti velenosi
che cominciarono a ucciderli. Dio ordinò a Mosè di fare un serpente di bronzo e
innalzarlo su un palo, così che tutti coloro che avessero guardato il serpente
sarebbero sopravvissuti (Nm. 21:4-9). Analogamente, poiché a causa del
fallimento del popolo scelto, che non credeva in lui, l'umanità era destinata
all'inferno, Gesù previde che sarebbe stato inchiodato alla croce, come il
serpente di bronzo, per offrire la salvezza a tutti gli uomini che avessero
guardato a lui. Prevedendo quest'eventualità, Gesù, col cuore affranto, diede
questa nefasta profezia.
Un'altra indicazione che la
morte di Gesù sulla croce non fu la Volontà di Dio, quanto piuttosto la conseguenza
della mancanza di fede del popolo ebreo, viene dal declino di Israele dopo la
crocefissione (Lc. 19:44). Dopo tutto, era stato profetizzato che Gesù sarebbe
venuto per sedere sul trono di Davide e stabilire un regno eterno:
“Poiché un fanciullo ci è nato, un figliuolo ci è stato dato, e l'imperio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace, per dare incremento all'impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora in perpetuo: questo farà lo zelo dell'Eterno degli eserciti” - Is. 9:5-6
Un angelo, apparso a Maria
prima del concepimento di Gesù, aveva fatto una predizione simile:
“Ed ecco, tu concepirai nel seno e partorirai un figliuolo e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figliuol dell'Altissimo, e il Signore Iddio gli darà il trono di Davide suo padre, ed egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine" - Lc. 1:31-33
La chiara intenzione di Dio per il popolo scelto d'Israele, che Egli aveva condotto attraverso tutti i generi di difficoltà fin dal tempo di Abramo, era quella di mandare loro il Messia e costruire un Regno eterno in terra. Nonostante ciò, quando i capi ebrei perseguitarono Gesù e lo mandarono sulla croce, Israele perse la qualifica di nazione fondatrice del Regno di Dio. Nel giro di poche generazioni, gli Ebrei furono dispersi per tutto il mondo e iniziarono a patire oppressioni e persecuzioni senza fine. Possiamo vedere questo come la tragica conseguenza dell'errore commesso dai loro antenati, che condannarono a morte il Messia, invece di onorarlo, e impedirono così la realizzazione della provvidenza di restaurazione. Inoltre, non solo gli Ebrei, ma anche molti Cristiani hanno portato la croce, a causa della loro parte nel peccato collettivo dell'uccisione di Gesù.
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I limiti della salvezza tramite la croce
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