giovedì 5 febbraio 2015

Il Messia: Il suo Avvento e lo scopo della sua Seconda Venuta

Il Messia Il suo Avvento e lo scopo della sua Seconda Venuta

La parola Messia significa nella lingua ebraica l'unto e si riferisce a un re. Il popolo scelto d'Israele credeva nella Parola di Dio, rivelata dai profeti, e quindi credeva nella promessa che Dio avrebbe mandato un re e salvatore. Questa era la loro aspettativa messianica. Dio mandò il Messia nella persona di Gesù Cristo. Cristo è la parola greca corrispondente a Messia.

Il Messia viene a realizzare lo scopo del lavoro di salvezza di Dio. L'uomo ha bisogno della salvezza a causa della Caduta. Perciò, prima di poter comprendere il significato della salvezza, dobbiamo chiarire il problema della Caduta. Inoltre, poiché la Caduta impedì il compimento dello scopo di creazione di Dio, prima di poter chiarire il significato della Caduta, dobbiamo comprendere lo scopo della creazione.

Lo scopo di creazione di Dio doveva compiersi con la realizzazione del Regno dei Cieli in terra. Tuttavia, a causa della Caduta, abbiamo costruito, al posto del Regno di Dio, l'inferno in terra. Dalla Caduta dell'uomo in poi, Dio ha ripetutamente condotto la Sua provvidenza per restaurare il Regno. La storia umana, che è la storia della provvidenza di restaurazione, ha come suo scopo precipuo la realizzazione del Regno dei Cieli in terra.

Sezione 1

La Salvezza tramite la Croce

Lo Scopo della Venuta di Gesù come Messia

Gesù venne come Messia per portare la salvezza completa dell'umanità, e realizzare la meta della provvidenza di restaurazione, stabilendo il Regno dei Cieli. Possiamo desumerlo dall'insegnamento di Gesù stesso ai suoi discepoli:

“Voi dunque siate perfetti, com'è perfetto il Padre vostro celeste” - Mt. 5:48

Secondo il Principio di Creazione, un uomo che ha realizzato lo scopo della creazione non commette peccato, perché è completamente in armonia con Dio ed ha una natura divina. Dal punto di vista dello scopo della creazione, un tale uomo è perfetto come il Padre Celeste. Gesù diede ai suoi discepoli questo insegnamento, con la speranza che potessero essere restaurati al livello di uomini che hanno realizzato lo scopo della creazione e divenire cittadini del Regno. Inoltre, Gesù insegnò a pregare che la Volontà di Dio si compia in terra come in cielo, perché era venuto a trasformare gli uomini caduti in cittadini del Regno di Dio e costruire il Regno in terra. Gesù inoltre raccomandò:

"Ravvedetevi, perché il regno de' cieli è vicino” - Mt. 4:17

Per lo stesso motivo, anche Giovani Battista, che era venuto a preparare la via del Signore, annunciò l'imminente arrivo del Regno (Mt. 3:2).

A cosa assomiglieranno gli uomini, una volta che saranno restaurati al livello di aver realizzato lo scopo della creazione e diventeranno perfetti come il Padre Celeste? Quegli uomini saranno in piena sintonia con Dio e sperimenteranno il Suo Cuore dentro di loro; avranno una natura divina e vivranno con Dio, inseparabili da Lui. Inoltre, non avranno il peccato originale, e perciò non avranno necessità della redenzione o del salvatore, né di pregare ardentemente o praticare la fede, come invece deve fare l'uomo caduto che cerca Dio. Infine, i figli che nasceranno da genitori privi del peccato originale saranno naturalmente buoni e senza peccato e, anche loro, non avranno bisogno di un salvatore per la redenzione dei peccati.

La salvezza fu completata tramite la croce?

La crocefissione di Gesù, che ci ha portato la redenzione dal peccato, ha realizzato lo scopo della provvidenza di restaurazione? Nel caso affermativo, dovremmo supporre che i seguaci di Gesù abbiano restaurato la loro natura originale e costruito il Regno dei Cieli in terra. Tuttavia, in tutta la storia del Cristianesimo mai nessuno, per quanto devoto, ha vissuto in inseparabile unità con Dio. Nessuno ha mai sperimentato tutta l'intensità del Cuore di Dio né ha mai avuto una natura divina. Non c'è mai stato un solo credente che non abbia avuto bisogno della redenzione e non abbia dovuto condurre una vita di ardente preghiera e devozione. Anche San Paolo, un grande uomo di Dio, ha dovuto attenersi a una vita di fede e accorata preghiera (Rm. 7:18-25). Inoltre, nessun genitore cristiano, per quanto devoto, ha mai dato nascita a un figlio senza peccato originale, capace di entrare nel Regno di Dio senza ricevere dal Salvatore la grazia della redenzione. I genitori cristiani continuano a trasmettere ai figli il peccato originale.

Questa cruda analisi della vita cristiana ci fa comprendere che la grazia della redenzione tramite la croce non ha sradicato completamente il nostro peccato originale né ha restaurato la nostra natura originale fino alla perfezione. Gesù, sapendo che la redenzione tramite la croce non avrebbe realizzato pienamente lo scopo per il quale era venuto, promise che sarebbe tornato. Comprendendo come la Volontà di Dio di restaurare il Regno dei Cieli in terra sia assoluta e immutabile, Gesù confidò che sarebbe ritornato e avrebbe realizzato completamente la Volontà di Dio.

Il sacrificio di Gesù sulla croce fu inutile? Naturalmente no (Gv. 3:16). Se così fosse, il Cristianesimo non avrebbe avuto la sua illustre storia. Inoltre, risulta chiaro dalle nostre esperienze di fede personali quanto sia grande la grazia della redenzione tramite la croce. È vero che la croce ha redento i nostri peccati; ma è altrettanto vero che la croce non ci ha interamente liberati dal peccato originale, non ci ha restaurati allo stato non caduto della perfezione della natura originale, in cui non potremo mai più commettere peccato, e non ci ha posto in condizioni di stabilire il Regno dei Cieli in terra.

Quale può essere una corretta valutazione della portata della salvezza tramite la croce? Senza una risposta a questa domanda, l'uomo moderno ha difficoltà a indirizzare adeguatamente la propria fede. Per prima cosa, comunque, dobbiamo riparlare della morte di Gesù sulla croce.

La Morte di Gesù sulla Croce

La morte di Gesù sulla croce fu la più ambita realizzazione della Volontà di Dio? Esaminiamo innanzi tutto le parole e il comportamento dei discepoli, quali vengono ricordati nella Bibbia. Alla morte di Gesù, c'era un unanime sentimento di cordoglio e d'indignazione, evidente tra tutti i discepoli. Stefano, ad esempio, era indignato per l'ignoranza e la mancanza di fede dei capi ebrei, e ne condannò il comportamento, definendoli traditori e uccisori (At. 7:51:53).

D'allora in poi, i Cristiani hanno comunemente nutrito gli stessi sentimenti dei discepoli del tempo di Gesù. Se la morte di Gesù fosse stata l'esito predestinato della realizzazione della Volontà di Dio, sarebbe stato naturale che i discepoli ne piangessero la morte, ma non che provassero tanto risentimento, e fossero così adirati verso i capi ebrei che ne erano stati i fautori. Dall'asprezza della loro reazione possiamo capire quanto ingiusta e assurda fu la morte di Gesù.

Esaminiamo poi, dal punto di vista della provvidenza di Dio, se la crocefissione di Gesù fosse la Volontà predestinata di Dio, e come tale fosse inevitabile. Dio moltiplicò i discendenti di Abramo per farne il popolo scelto d'Israele, li protesse, li educò, li punì, a volte, con tribolazioni e prove, e mandò i profeti a confortarli con la promessa che immancabilmente, un giorno, avrebbe mandato il Messia. Dio preparò gli Ebrei a ricevere il Messia, facendo loro costruire il Tabernacolo e il Tempio. Alla nascita di Gesù, Dio ne proclamò l'avvento e mandò i tre Magi dall'Est, come pure Simone, Anna, Giovanni Battista e altri ancora, a dare ampia testimonianza. Per quanto riguarda in particolare Giovanni Battista, molti sapevano che un angelo era apparso a testimoniare del suo concepimento (Lc. 1:13), i miracoli che accompagnarono la sua nascita avevano messo in subbuglio tutta la Giudea (Lc. 1:63-66) e, inoltre, la vita ascetica di Giovanni nel deserto era così impressionante che molti si domandavano in cuor loro se magari Giovanni non fosse il Cristo (Lc. 3:15). Nel mandare un grande personaggio come Giovanni Battista, perché portasse testimonianza a Gesù come Messia, Dio si proponeva d'incoraggiare gli Ebrei a credere in Gesù. Gli Ebrei di quel tempo, educati a osservare la Volontà di Dio, avrebbero dovuto credere, secondo la stessa Volontà di Dio, che Gesù era il Messia. Se avessero creduto in lui, come Dio desiderava, sarebbero stati lontanamente sfiorati dal pensiero di metterlo in croce e, in ogni caso, avrebbero permesso che alcunché di spiacevole accadesse al Messia, che avevano aspettato tanto a lungo e ansiosamente? Al contrario, gli Ebrei vollero vedere Gesù crocefisso perché si misero contro la Volontà di Dio e non credettero che egli fosse il Messia. Dobbiamo comprendere, perciò, che Gesù non venne per morire sulla croce.

Esaminiamo poi le parole e il comportamento di Gesù stesso, per appurare se la crocefissione fosse effettivamente il modo più adatto per realizzare completamente la sua missione di Messia. Le parole e il comportamento di Gesù erano intesi a far sì che gli Ebrei credessero in lui come Messia. Ad esempio, quando gli chiesero cosa dovessero fare per compiere l'opera di Dio, Gesù rispose:

“Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che Egli ha mandato” - Gv. 6:29

Un giorno, angustiato per la mancanza di fede dei Farisei, non avendo nessuno a cui aprire il cuore, Gesù, nel guardare rattristato la città di Gerusalemme, pianse e commiserò il destino degli Ebrei, che Dio aveva guidato tanto faticosamente e amorevolmente per 2000 anni. Gesù profetizzò che la città avrebbe subito una tale devastazione, che non sarebbe rimasta neppure una pietra sopra l'altra, e denunciò chiaramente l'ignoranza del popolo ebreo, dicendo:

“Tu non hai conosciuto il tempo nel quale sei stata visitata” - Lc. 19:44

In un'altra occasione, Gesù commiserò la testardaggine e la mancanza di fede della gente di Gerusalemme, dicendo:

“Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figliuoli, come la gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!” - Mt. 23:37

Gesù rimproverò il popolo che rifiutava di credere in lui, pur avendo dimestichezza con le Scritture che testimoniavano di lui:

“Voi investigate le scritture, perché pensate aver per mezzo d'esse vita eterna, ed esse son quelle che rendon testimonianza di me; eppure non volete venire a me per aver la vita!” - Gv. 5:39-40

“Io son venuto nel nome del Padre mio, e voi non mi ricevete ... se credeste a Mosè, credereste anche a me; poiché egli ha scritto di me” - Gv. 5:43-46

Quanti miracoli e segni compì Gesù, nello sforzo disperato di scuotere il popolo dalla mancanza di fede! Tuttavia, pur essendo testimoni delle opere meravigliose di Gesù, i capi religiosi lo schernirono dicendo che era posseduto da Beelzebub (Mt. 12:24). Nel mezzo di tale disgraziata situazione, Gesù esclamò:

“Anche se non credete a me, credete alle opere, affinché sappiate e riconosciate che il Padre è in me e che io sono nel Padre” - Gv. 10:38

Poi, affrontando i suoi oppositori, Gesù ne denunciò senza mezzi termini l'ipocrisia (Mt. 23:13-36). Con le sue parole e il suo comportamento, Gesù cercò di portare gli Ebrei a credere in lui, perché quella era la Volontà di Dio. Se il popolo avesse seguito la Volontà di Dio e creduto in Gesù come Messia, chi avrebbe osato mandarlo sulla croce?

Da tutte le prove che abbiamo esaminato, possiamo dedurre che la morte di Gesù sulla croce fu l'infelice risultato dell'ignoranza e della mancanza di fede del popolo del suo tempo, e non il passaggio necessario per la realizzazione completa della sua missione di Messia. Questo è ben illustrato dalle ultime parole di Gesù sulla croce:

“Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” - Lc. 23:34

Se Dio ne avesse originalmente predestinato la morte sulla croce, Gesù sarebbe stato preparato a completare il corso richiestogli. Perché allora avrebbe pregato tre volte:

“Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi” - Mt. 26:39

In realtà, Gesù offrì quella disperata preghiera perché sapeva bene che la sua morte avrebbe cancellato la speranza di realizzare il Regno dei Cieli in terra, e avrebbe tragicamente deluso Dio, che aveva lavorato con tanta fatica, durante il lunghissimo periodo che era seguito alla Caduta, per far avverare quella speranza. Inoltre, Gesù sapeva che le sofferenze dell'umanità sarebbero continuate senza tregua, fino al tempo del Secondo Avvento. Gesù disse:

“E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figliuol dell'uomo sia innalzato” - Gv. 3:14

Quando gl'Israeliti persero la fede in Mosè, lungo la strada verso Canaan, apparvero dei serpenti velenosi che cominciarono a ucciderli. Dio ordinò a Mosè di fare un serpente di bronzo e innalzarlo su un palo, così che tutti coloro che avessero guardato il serpente sarebbero sopravvissuti (Nm. 21:4-9). Analogamente, poiché a causa del fallimento del popolo scelto, che non credeva in lui, l'umanità era destinata all'inferno, Gesù previde che sarebbe stato inchiodato alla croce, come il serpente di bronzo, per offrire la salvezza a tutti gli uomini che avessero guardato a lui. Prevedendo quest'eventualità, Gesù, col cuore affranto, diede questa nefasta profezia.

Un'altra indicazione che la morte di Gesù sulla croce non fu la Volontà di Dio, quanto piuttosto la conseguenza della mancanza di fede del popolo ebreo, viene dal declino di Israele dopo la crocefissione (Lc. 19:44). Dopo tutto, era stato profetizzato che Gesù sarebbe venuto per sedere sul trono di Davide e stabilire un regno eterno:

“Poiché un fanciullo ci è nato, un figliuolo ci è stato dato, e l'imperio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace, per dare incremento all'impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora in perpetuo: questo farà lo zelo dell'Eterno degli eserciti” - Is. 9:5-6

Un angelo, apparso a Maria prima del concepimento di Gesù, aveva fatto una predizione simile:

“Ed ecco, tu concepirai nel seno e partorirai un figliuolo e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figliuol dell'Altissimo, e il Signore Iddio gli darà il trono di Davide suo padre, ed egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine" - Lc. 1:31-33

La chiara intenzione di Dio per il popolo scelto d'Israele, che Egli aveva condotto attraverso tutti i generi di difficoltà fin dal tempo di Abramo, era quella di mandare loro il Messia e costruire un Regno eterno in terra. Nonostante ciò, quando i capi ebrei perseguitarono Gesù e lo mandarono sulla croce, Israele perse la qualifica di nazione fondatrice del Regno di Dio. Nel giro di poche generazioni, gli Ebrei furono dispersi per tutto il mondo e iniziarono a patire oppressioni e persecuzioni senza fine. Possiamo vedere questo come la tragica conseguenza dell'errore commesso dai loro antenati, che condannarono a morte il Messia, invece di onorarlo, e impedirono così la realizzazione della provvidenza di restaurazione. Inoltre, non solo gli Ebrei, ma anche molti Cristiani hanno portato la croce, a causa della loro parte nel peccato collettivo dell'uccisione di Gesù.


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I limiti della salvezza tramite la croce


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