mercoledì 4 febbraio 2015

I limiti della salvezza tramite la croce

Il Messia Il suo Avvento e lo scopo della sua Seconda Venuta
I limiti della salvezza data dalla redenzione tramite la croce e lo scopo del Secondo Avvento di Gesù
Cosa sarebbe accaduto se Gesù non fosse stato crocifisso? Gesù avrebbe completato sia gli aspetti spirituali che quelli fisici della salvezza, e avrebbe stabilito sicuramente l'eterno e indistruttibile Regno dei Cieli in terra, così come, dopo tutto, era stato predetto dal profeta Isaia, era stato annunciato dall'angelo apparso a Maria ed era stato manifestato da Gesù stesso, quando aveva proclamato l'imminenza del Regno dei Cieli (Is. 9:5-6; Lc. 1:31-33; Mt. 4:17). È scritto che quando Dio creò l'uomo:
“L'Eterno Iddio formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale, e l'uomo divenne un'anima vivente” - Gn. 2:7
Così, l'uomo fu creato in spirito e carne, e anche la Caduta avvenne sia spiritualmente che fisicamente. Gesù, venuto per portare la salvezza totale, aveva il compito di realizzarla sia spiritualmente che fisicamente. Credere in Gesù vuol dire unirsi a lui: perciò, Gesù descrisse sé stesso come una vera vite e paragonò i suoi discepoli ai tralci (Gv. 15:5), e disse anche:
“In quel giorno conoscerete che io sono nel Padre mio, e voi in me ed io in voi” - Gv. 14:20
Per salvare gli uomini caduti sia spiritualmente che fisicamente, Gesù doveva venire nella carne. Se avessero creduto in lui, unendoglisi in spirito e carne, gli uomini avrebbero ricevuto la salvezza sia spiritualmente che fisicamente. Ma gli Ebrei, invece di credere in Gesù, lo misero sulla croce e diedero il suo corpo in pasto a Satana. A causa dell'uccisione di Gesù, anche i Cristiani, devotamente uniti a lui, restano esposti a Satana nel loro corpo, così come accadde al corpo di Gesù.
Di conseguenza, nessun credente, per quanto devoto, può ottenere la salvezza fisica con la redenzione tramite la croce di Gesù. Il peccato originale, trasmessoci attraverso la discendenza da Adamo, non viene eliminato alla radice. Anche i Cristiani più devoti hanno ancora il peccato originale e lo trasmettono ai propri figli. Nella nostra fede personale, avvertiamo la necessità di mortificare e rinnegare la carne, nello sforzo di prevenire l'invasione di Satana, che cerca continuamente di soggiogarci attraverso il corpo. Ci viene insegnato di "non cessare mai di pregare" (1 Tess. 14:20), per rimuovere le condizioni, con le quali Satana può attaccarci, e che derivano dal peccato originale, non ancora debellato nonostante la salvezza dataci dalla redenzione tramite la croce.
Gesù non poté realizzare la meta della salvezza totale, sia spirituale che fisica, perché il suo corpo fu distrutto da Satana. Tuttavia, Gesù pose la base per la salvezza spirituale, stabilendo la fondazione vittoriosa per la resurrezione, attraverso la redenzione offerta dal suo sangue, versato sulla croce. Come risultato, tutti i credenti, dopo la resurrezione di Gesù, hanno beneficiato della salvezza spirituale, ma non di quella fisica. La salvezza offerta dalla redenzione tramite la croce è soltanto spirituale. Il peccato originale rimane attivo nella carne dei Cristiani, anche i più devoti, e si tramanda in eredità ai loro discendenti. Ogni credente, quanto più è animato da fede ardente, tanto più deve combattere tenacemente il peccato dentro di sé. Anche San Paolo, il più dedicato tra gli apostoli, compianse la propria incapacità di contrastare l'invasione del peccato nella carne:
“Poiché io mi diletto nella legge di Dio, secondo l'uomo interno; ma veggo un'altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente, e mi rende prigione della legge del peccato che è nelle mie membra. Misero me uomo! Chi mi trarrà da questo corpo di morte? Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Così dunque, io stesso con la mente servo alla legge di Dio, ma con la carne alla legge del peccato” - Rm. 7:22-25
Quest'affermazione mette in contrasto l'estasi provata da Paolo nel ricevere la salvezza spirituale con l'agonia di non poter ottenere la salvezza fisica. Anche Giovanni confessò:
“Se diciamo d'esser senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi ... se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi” - 1 Gv. 1:8-10
Pur ricevendo la salvezza basata sulla crocefissione di Gesù, non possiamo liberarci dalle catene del peccato, a causa del peccato originale, ancora attivo nel profondo di noi. Perciò, Gesù deve tornare sulla terra per estirpare il peccato originale, che con la crocefissione non poté rimuovere, e completare l'opera della salvezza fisica. Soltanto allora lo scopo del lavoro di salvezza di Dio sarà realizzato sia spiritualmente che fisicamente.
Due tipi di Profezie riguardanti la Croce
Se la morte di Gesù sulla croce non era predestinata, e non era necessaria alla completa realizzazione del suo scopo di Messia, perché in Isaia era stato profetizzato (Is. 53) che avrebbe sofferto il tormento della croce? Qualcuno potrebbe pensare che la Bibbia contenga soltanto predizioni sulla sofferenza di Gesù. Invece, rileggendo la Bibbia alla luce della conoscenza del Principio, ci rendiamo conto che ci sono altre profezie, di contenuto contrario. Secondo Isaia (Is. 9, 11, 60) e come l'angelo annunciò a Maria (Lc. 1:31-33), Gesù, nella sua vita, avrebbe dovuto diventare re dei Giudei e stabilire sulla terra un regno eterno. Analizziamo perché Dio diede due contrastanti tipi di profezie concernenti Gesù.
Dio creò l'uomo perché raggiungesse la perfezione solo realizzando la sua parte di responsabilità. In realtà, i primi antenati non realizzarono la propria responsabilità e caddero. Così, alternativamente, gli uomini possono compiere la loro responsabilità secondo la Volontà di Dio, oppure fallire e mettersi contro la Sua Volontà.
Prendiamo qualche esempio dalla Bibbia. Adamo, che aveva la responsabilità di non mangiare il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male, poteva obbedire al Comandamento di Dio e raggiungere la perfezione, oppure mangiare il frutto e morire. Adamo scelse la seconda via. Nell'Era dell'Antico Testamento, Dio diede i Dieci Comandamenti e la Legge Mosaica, cui il popolo doveva obbedire, come condizione per la salvezza. Era loro responsabilità osservare la Legge e ricevere la salvezza, invece che disobbedire e andare incontro alla rovina (Dt. 30:15-20). Gli Israeliti che lasciarono l'Egitto alla volta di Canaan avevano la responsabilità di obbedire alle direttive di Mosè: potevano osservarle fedelmente ed entrare nella terra promessa, oppure ribellarsi e non arrivare mai nella terra di Canaan. In realtà, Dio predisse che avrebbe guidato gli Israeliti in Canaan (Es. 3:8) e comandò a Mosè di condurveli, ma quelli, a causa della loro mancanza di fede, morirono nel deserto, e solo i loro discendenti raggiunsero la destinazione finale.
Così, gli uomini hanno la loro parte di responsabilità; e possono alternativamente completarla, secondo la Volontà di Dio, oppure fallire e contrariare la Sua Volontà. La natura dei frutti che gli uomini portano dipende dalla realizzazione o meno della loro parte di responsabilità. Per questo motivo, Dio diede due tipi di profezie, concernenti il compimento della Sua Volontà.
Mandare il Messia era responsabilità di Dio, ma credere in lui era responsabilità dell'uomo. Gli Ebrei potevano alternativamente credere nel Messia, come Dio desiderava, o non credere in lui e opporsi ai desideri di Dio. In considerazione dell'indeterminatezza della responsabilità dell'uomo, Dio diede due tipi di profezie, riguardo alla realizzazione della Sua volontà tramite Gesù. Le une predissero che Gesù sarebbe morto a causa della mancanza di fede del popolo (Is. 53), le altre che gli Ebrei avrebbero creduto in Gesù, l'avrebbero onorato come Messia e l'avrebbero aiutato a compiere la Volontà di Dio nella gloria (Is. 9, 11, 60; Lc. 1:31). Quando Gesù morì sulla croce a causa della mancanza di fede degli uomini, si realizzarono soltanto le profezie del primo tipo, e quelle del secondo rimasero irrealizzate, in attesa del Secondo Avvento di Cristo.
I Passi dei Vangeli in cui Gesù descrisse la sua crocefissione Come necessaria
Ci sono numerosi passi dei Vangeli in cui Gesù presentò la sua sofferenza sulla croce come necessaria per la salvezza. Ad esempio, Gesù rimproverò Pietro, che dopo aver ascoltato la predizione dell'imminente crocefissione, aveva cercato di dissuaderlo, dicendo:
“Vattene via da me, Satana; tu mi sei di scandalo” - Mt. 16:23
Perché Gesù maltrattò Pietro in questo modo? In realtà, quando Gesù apostrofò Pietro, la mancanza di fede del popolo scelto aveva già frustrato la sua missione, intesa a completare la provvidenza di salvezza sia fisicamente che spiritualmente. A quel punto, Gesù aveva già deciso risolutamente di accettare il destino della croce (Lc. 9:31), come condizione d'indennizzo3 per aprire quanto meno la via alla salvezza spirituale dell'umanità. Perciò, Gesù rimproverò Pietro, perché le sue parole miravano a dissuaderlo dall'aprire la strada per la salvezza spirituale tramite la croce.
Un secondo esempio è costituito dalle ultime parole pronunciate da Gesù sulla croce:
“È compiuto” - Gv. 19:30
Gesù non intendeva dire che con la crocefissione aveva completamente realizzato la provvidenza di salvezza. Dopo essersi reso conto che non c'era nulla da fare contro la mancanza di fede del popolo, Gesù scelse la strada della croce, per porre la fondazione per la salvezza spirituale, lasciando incompiuto il compito di ottenere la salvezza fisica, fino al tempo del Secondo Avvento. Così, con le parole: "È compiuto", Gesù volle dire che aveva completato la fondazione per la salvezza spirituale che, a quel punto, era divenuta la meta alternativa della provvidenza.
Per avere la giusta fede, prima dobbiamo stabilire una diretta comunione con Dio tramite esperienze spirituali, nella preghiera, e poi dobbiamo comprendere la verità attraverso una corretta lettura delle Scritture. Per questa ragione, Gesù ci disse di adorare in "spirito e verità" (Gv. 4:24).
Fin dal tempo di Gesù, i Cristiani hanno creduto che egli fosse giunto in questo mondo per morire sulla croce, non hanno capito lo scopo fondamentale della sua venuta come Messia e hanno frainteso la salvezza spirituale che egli ha portato, pensando che in essa si risolvesse tutta la sua missione. Gesù avrebbe voluto vivere e realizzare il suo destino ma, a causa della mancanza di fede del popolo, morì con un cuore pieno di delusione. Oggi devono comparire sulla terra le spose fedeli - credenti di cuore puro – capaci di alleviare il cuore addolorato di Gesù. Prima che Gesù possa tornare come sposo, devono apparire le spose che possano onorare i desideri del suo cuore. Prevedendo che gli uomini sarebbero probabilmente rimasti all'oscuro del suo ritorno, Gesù avvertì:
“Ma quando il figliuol dell'uomo verrà, troverà egli la fede sulla terra?”” - Lc. 18:8
Abbiamo chiarito, col nostro studio della Bibbia, che Gesù non venne per morire sulla croce. Potremo sincerarcene ancor più chiaramente mettendoci in contatto con Gesù spiritualmente e chiedendo a lui direttamente. Se non possiamo percepire le realtà spirituali, dobbiamo cercare le testimonianze di coloro che sono dotati di quei doni, per comprendere adeguatamente il cuore di Gesù e approfondire la nostra fede. Soltanto così potremo essere degni di diventare le spose che riceveranno Gesù negli Ultimi Giorni.

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